Il Sud che riscopre le sue Origini

Il Sud che riscopre le sue Origini
"Ni son todos los que están, ni están todos los que son" Gli Ebrei del Sud Italia che riscoprono le loro tradizioni di Sefarditi

9 gen 2013

"LEONE HEBREO" JEHUDA ABRABANEL

Leone Hebreo
בית ספרד

Discendeva dall'illustre famiglia Abarbanel: era infatti figlio di Isaac Abrabanel, famoso studioso del pensiero religioso ebraico che, per le sue capacità organizzative, era diventato tesoriere e ministro del re Alfonso V del Portogallo. Dopo che Isacco cadde in disgrazia, durante il regno di Giovanni II, nel 1484 Jehuda dovette fuggire insieme ai familiari dal Portogallo. Si recò dapprima a Siviglia, dove esercitò la professione medica e assunse il nome di "Leone"; ma nel 1492 dovette fuggire anche Spagna per le persecuzioni antisemitiche. In realtà il re di SpagnaFerdinando il Cattolico, avrebbe voluto trattenere Leone, a condizione però che il figlioletto Isacco fosse battezzato. Leone rifiutò e si rifugiò, con i familiari, a Napoli, retta all'epoca da Ferrante di AragonaA Napoli effettivamente c'era maggiore tolleranza e Leone poté dedicarsi alla professione medica e agli studi filosofici. Il figlioletto, tuttavia, gli venne sottratto con la forza, per decreto del re del Portogallo, battezzato e affidato ai domenicani. L'invasione di Carlo VIII (21 febbraio 1495) lo spinse a lasciare Napoli per Genova. A causa di disposizioni contro gli Ebrei, nella primavera del 1501 lasciò Genova per Barletta, dove si era rifugiato il padre. Ritornò a Napoli lo stesso anno, su invito di re Federico. Rimase a Napoli anche dopo la battaglia del Garigliano (1503), e quindi la conquista del regno di Napoli da parte del regno di Spagna, per la protezione del viceré spagnolo Gonzalo Fernández de Córdoba. Caduto in disgrazia Gonzalo de Cordoba (1507), Leone si recò a Venezia, dove nel frattempo si era trasferito il padre. Dopo un soggiorno a Ferrara (1515) e a Pesaro (1516), nel 1521 tornò a Napoli dove esercitò la professione medica. Non si sa nulla della sua vita dopo questa data; nel 1535, anno di pubblicazione dei Dialogi d'amore era tuttavia sicuramente già morto. Leone scrisse poesie in ebraico e in italiano, ma la sua fama è legata ai suoi Dialoghi d'Amore, pubblicati postumi a Roma nel 1535. I tre dialoghi (Dialogo I: D'Amore e desiderio; Dialogo II: De la comunità d'Amore; Dialogo III: De l'origine d'Amore) furono scritti forse prima in lingua ebraica e tradotti successivamente in lingua italiana. Protagonisti dei dialoghi, aventi il tema neoplatonico dell'amore, sono Filone, rappresentante della Passione amorosa, e Sofia, la Saggezza razionale. L'opera esercitò una grande influenza sulla cultura della seconda metà del XVI secolo.

Da Wikipedia


DIALOGHI D'AMORE di LEONE HEBREO ( 1° 2° e 3° dialogo )


FAMIGLIA ABRABANEL 
in Italia. Dopo l'espulsione degli ebrei dalla Spagna, i tre fratelli, Isacco, Giacobbe, e Giuseppe, fondatori della famiglia italiana, si stabilirono nel regno di Napoli. L'albero genealogico mostra le relazioni degli Abrabanels italiani. A causa della loro notevole ricchezza e capacità organizzative i fratelli Abrabanel raggiunsero una posizione di  rilievo nella citta' di Napoli. Isacco era un finanziere, filosofo, ed esegeta, Jacob guido' la comunità ebraica di Napoli, e Giuseppe si occupo' del grano e dei generi alimentari. Tutti e tre  furono inclusi tra le 200 famiglie esentate dagli spagnoli quando questi espulsero gli ebrei dal regno di Napoli nel 1511. Isacco ebbe tre figli, Giuda (meglio conosciuto come il filosofo Leone Ebreo), Joseph, un medico noto che visse inizialmente nell' Italia meridionale, dove curo' il famoso generale spagnolo Consalvo de Cordoba, successivamente a Venezia ed a Ferrara, dove morì e Samuel che sposo' la cugina Benvenida, una donna di talento tale che il viceré spagnolo di Napoli, Don Pedro di Toledo, si dice abbia scelto come insegnante per la figlia Eleonora. Samuel, amministrava un capitale di circa 200.000 ducati, era talmente stimato come finanziere che Don Pedro chiedeva il suo parere su tutto. Quando il suocero Jacob morì, Samuel gli succedette come capo della comunità di Napoli e quando nel 1533 Don Pedro emise un nuovo editto di espulsione per gli ebrei napoletani, Samuel riuscì ad ottenerne l'ordine di sospensione. Tuttavia, i suoi sforzi furono inutili dal momento in cui  il viceré rinnovato l'editto nel 1540, l'anno successivo espulse tutti gli ebrei rimasti costringendoli a lasciare definitivamente il regno. Samuel quindi si trasferì a Ferrara, dove pote' godere dei favori del duca fino alla sua morte. Benvenida nel proseguire il lavoro del marito come finanziere, con il supporto della sua allieva Eleonora, che nel frattempo era divenuta duchessa di Toscana, estese questo lavoro in quella regione. Per alleggerire il suo fardello si fece aiutare dai figli Giacobbe Giuda e Isacco, figlio naturale di Samuele. Tre anni dopo la morte di Samuel nel 1547, una lotta per l'eredità scoppio'  tra i tre figli: Giacobbe e Giuda ( i figli riconosciuti di Samuel e Benvenida ) da un lato, e Isacco ( il figlio naturale ), dall'altro. La lotta, che esaminò la validità giuridica della volontà di Samuele, coinvolse alcuni dei rabbini più famosi di quel periodo: R. Meir b. Isaac Katzenellenbogen (Maharam), R. Jacob b. Azriel Diena di Reggio, R. Jacob Israele b. Finzi di Recanati, R. Samuel de Medina, R. Joseph b. David Ibn Lev, e R. Samuel b. Mosè Kalai. Il conflitto si risolse a quanto pare da un arbitrato Maharam nel 1551. Uno dei cognati di Benvenida, Jacob, divento' partner dell'azienda e successivamente divento' il banchiere privato di Cosimo de 'Medici, e il suo rappresentante finanziario a Ferrara. Seguendo il consiglio di Jacob, il duca Cosimo invito' gli ebrei dal Levante a stabilirsi in Toscana nel 1551 per promuovere il commercio con il Vicino Oriente, garantendo loro condizioni favorevoli. I membri della famiglia che vissero in Italia, soprattutto a Venezia, dopo questo periodo, furono Abramo († 1618), Giuseppe (m. 1603), e Veleida († 1616), che furono presumibilmente discendenti dal ramo di Ferrara.




Bienvenida Abrabanel

Benvenida Abravanel fu una delle donne Ebree piu' influenti e benestanti del primo rinascimento. La sua vita familiare ad ogni modo fu molto complessa. Il luogo e la data della sua nascita ancora non sono conosciuti con certezza. Era la figlia di Jacob Abravanel (1528) uno dei fratelli di Isaac Abravanel (1437-1508) esegeta Spagnolo, filosofo e finanziere dello stato. Samuele  (1473-1547) sposo' Binevenida, sebbene non si conosca ne' il luogo ne' la data del matrimonio,  la quale porto' una grossa dote: ella era contemporaneamente la cognata e la nipote di Isaac Abravanel e la cugina di Samuel. Nel 1492 Bienvenida e la sua famiglia dopo un periodo trascorso in Portogallo, si spostarono a Napoli dove il padre di Benvenida e successivamente Samuel furono a capo della Comunita' Ebraica. Si racconta che Bienvenida avesse sei o probabilmente sette figli, di cui tre maschi e tre femmine, ed uno di questi sembra fosse un figlio illegittimo di Samuel. I figli maschi di Benvenida si chiamavano Jacob, Yehuda ( detto Leone ) e Isaac ( detto Rafanellum o Reuveni ), delle femmine si conoscono solo due nomi, Gioia e Letizia. Dopo la morte di Samuel i due figli legittimi Jacob e Yehuda collaborarono lavorando insieme, e contribuirono anche al recupero di alcuni manoscritti della Mishane' Torah di Maimonide appartenenti al padre Isaac Abravanel che oltre ad un grosso finanziere filosofo fu anche Rabbino. Una delle figlie di Benvenida abitava a Lisbona, e a quanto risulta da una lettera di Reuveni che si reco' in Portogallo in visita, era una donna molto generosa, ed altruista oltre a d essere osservante, sebbene si pensa che la sua osservanza, in particolare quella di praticare il digiuno, fosse comunque inerente all'ebraismo Cripto-Judaico. Ai tempi del Regno Aragonese a Napoli ancora non vi era un antisemitismo diffuso, e sebbene gli Ebrei avessero possibilita' di risiedere liberamente nella citta', in quegli anni comunque dovevano indossare lo stemma Judaico, fino a che non vennero definitivamente espulsi con editto del 1511. Vennero risparmiate solo 200 famiglie che rimasero nella citta' dopo che una forte somma fu pagata per farli rimanere. Nel 1520 con Carlo V sebbene le persecuzioni e gli editti di espulsione degli Ebrei continuassero, vi fu un periodo di privilegi garantiti alla Comunita' Ebraica di Napoli, e nel 1532 il Vicere' Don Pedro Di Toledo, affido' l'educazione della sua seconda figlia Eleonora, alla famiglia Abravanel, di cui Benvenida fu la tutrice ed educatrice. Si racconta in oltre che l'altra figlia di Don Pedro, fosse morta di tisi e che attualmente fosse stata sepolta nella Chiesa di St. Maria del Purgatorio ad Arco, in Via Tribunali. Reuveni viaggio' molto recandosi prima ad Alessandria e Gerusalemme, in Portogallo e vari posti dell'Italia tra cui Pisa. In quegli anni Benvenida fu molto di supporto inviandogli soldi, facendo regali e procurandogli i contatti delle famiglie che lo ospitarono con tutti gli onori, in particolare a Pisa. Quando nel 1541 l'editto di espulsione degli Ebrei a Napoli fu definitivo, la Comunita' si sposto', sotto invito del Duca a Ferrara dove Benvenida divenne ancora una volta un punto di riferimento per la Comunita' Ferraraese. In quegli anni entro' in contatto con un'altra figura femminile di nota importanza nella storia Ebraica, Dona Gracia Mendes de Luna, anch'ella rifugiata a Ferrara che era un centro tipicamente divenuto rifugio dei Sefarditi. Le due donne con tutta certezza si frequentarono, e vi sono evidenze che dimostrano che la nipote di Dona Gracia, Beatrice, sposo' Samuel il nipote di Bienvenida, sebbene le due donne successivamente furono in contrasto schierandosi ai due poli opposti, durante la manovra politica in cui Dona Gracia promosse l'embargo di Ancona. Alla morte del padre, vi fu una diatriba dei figli riguardo l'eredita', che fini' nelle mani di vari Rabbini in Italia e in Turchia e si concluse solo dopo parecchi anni con la decisione di Rabbi Isaac Katzenellenbogen detto il Maharam. Le doti di Benvenida, sebbene fosse una donna di polso, indicano anche una profonda generosita' e dedizione per la famiglia e per il suo Popolo tanto da indicarla quale una delle donne giuste in Israele oltre ad aver ricevuto commenti di apprezzamento sia da Rabbini che nel mondo Ebraico.Le informazioni su Benvenida sono presenti nelle citazioni di fonti quali l'Archivio della Famiglia de' Medici, nelle informazioni sulle Famiglie Abravanel e Mrndes/ De Luna/ Benveniste/ Nasi di Renata Segre', nel libro di David Makiel " Gli Ebrei e i loro testamenti nell'Italia del Rinascimento".

27 Tevet 5773
אמאטו יעל

בית ספרד